venerdì 20 settembre 2013

FINALMENTE! Chissà se mia madre, là dove si trova, potrà sentirsi rasserenata...

Quello che Papa Francesco ha detto nell'intervista a Civiltà Cattolica ha dimostrato una grande apertura, almeno così appare, al sentire e ai problemi di molti, anche se già appaiono i distinguo e le rettifiche, come queste dei cosiddetti ATEI DEVOTI e nei fatti sostenitori delle più retrive posizioni della curia e dei rapporti di potere così ben impersonati dal Cardinal RUINI.

Ed è per questo che ho ripensato a mia madre e a mio padre tornato dalla campagna di Russia per una licenza nel 1943 e che, in un eccesso di entusiasmo, dimenticarono il solito coitus interruptus, mio padre tornò al fronte (c'era andato volontario) e mia madre si ritrovò incinta e risolse il problema dopo un po', giusto in tempo per capire che dopo due maschi era in attesa di una femminuccia.

Non era una fanatica praticante, da brava contadina di una famiglia che aveva fatto il passaggio da mezzadri a proprietari era comunque cresciuta con buoni e bravi principi e sentiva pienamente il senso di colpa per questo aborto (pratica del resto ampiamente praticata da molti). Fu quindi una sorpresa per lei sentirsi trattata come la Chiesa usava fino a non molto tempo fa, colpevole di un peccato al quale il normale confessore non poteva porre rimedio ed era quindi una infamia.

E  questo per anni, lasciate le Romagne e andata tutta la famiglia a Trieste nulla cambiava finché finì di ignorare la Chiesa, la Messa e poi, io ero più grande, lo sfogo, l'amarezza, il perdurare del duro rifiuto e l'ossessione di questa bimba alle quale aveva impedito di nascere. E poi gli anni passano, ancora, mio padre va in pensione, i figli grandi in giro per il mondo,  il ritorno in Romagna da una sorella molto più giovane (quasi una figlia), e un prete "normale" che finalmente l'assolse (anni '80) e allora pian piano ritornò la domenica, il vestito "buono", l'offerta, le chiacchiere sul sagrato fra quasi settantenni, riaccettata nel mondo della sua infanzia.

Penso, spero, che questo intendesse dire Papa Francesco, anche se troppo radicato è l'astio, quasi l'odio, che molti supposti credenti hanno su certi argomenti nei confronti di chi sbaglia specie se non sono scusati perché ricchi e potenti.