sabato 1 febbraio 2014

ERA FEBBRAIO 1945. ANZI era il 2 giugno 1946...



Siamo nel 1945 nei fatti ci sono due ITALIA, quella al di là della LINEA GOTICA dove si stava cercando di avviare una ITALIA DEMOCRATICA, e quella dove vivevo io e molti altri dalla Linea Gotica verso Nord, ancora in attesa che l'occupazione tedesca finisse. E così non avevo ricordi di prima mano se non perché proprio oggi per caso leggevo una notizia: il giorno 31 gennaio 1945 veniva decretato il suffragio elettorale femminile, con effetto a partire dal 1 febbraio 1945.

Il 30 gennaio 1945 nella riunione del consiglio dei ministri, come ultimo argomento, si discuteva del voto alle donne. La questione fu esaminata con poca attenzione ma la maggioranza dei partiti (a esclusione di liberali, azionisti e repubblicani) si dimostrò favorevole all'estensione. Il 31 gennaio 1945 venne emanato il decreto legislativo luogotenenziale n. 23 che conferiva il diritto di voto alle italiane che avessero almeno 21 anni. Le uniche donne ad essere escluse erano citate nell'articolo 354 del regolamento per l'esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza: si trattava delle prostitute schedate che lavoravano al di fuori delle case dove era loro concesso di esercitare la professione

Interessante notare che non erano d'accordo LIBERALI, AZIONISTI, REPUBBLICANI. In pratica i partiti che rappresentavano meglio la classe dirigente erano tutti contrari e cioè CONTRO erano la CULTURA UFFICIALE, quella delle Università, delle Accademie, i GRANDI GIORNALI e poi i potentati dell'  ECONOMIA, della BUROCRAZIA.  Persino Mussolini, sollecitato da D'Annunzio, aveva sollecitato un diritto al voto femminile limitato alle elezioni amministrative (poi non se ne fece niente perché preferì i Podestà ai Sindaci).

Concretamente la prima volta che le donne poterono esercitare questo diritto fu in occasione del Referendum, e quindi per la scelta fra Repubblica e Monarchia. Chissà se fosse per in qualche modo orientare il risultato anche del Referendum  prossimo venturo. Certo l'assenso pubblico di Pio XII al voto femminile partiva dal presupposto   di un migliore controllo rispetto  a quello del PCI e degli altri CATTIVONI.

Che sia stata avvertita come una grande conquista ne ho avuto una piccola dimostrazione da un quaderno a righe, stile elementari, ritrovato anni dopo fra le cose di mia madre con sopra incollati pezzi di volantino relativi a tutto questo e poi alle elezioni successive. Io all'epoca ero prima in collegio e poi in Seminario fino alla fine delle medie inferiori.

La foto d'apertura è uno specchio dell'epoca, specie se si pensa che viene da un paesino del padovano e non è casuale questo muoversi in gruppo alla faccia dei vecchi facendosi coraggio l'un l'altra.


14 commenti:

  1. Devo dire che per me che ho la pappa (relativamente) pronta, visto nel '45 e molto dopo ancora galleggiavo nell'iperuranio, fa orrore l'idea che le donne debbano lottare per diritti che in quanto esseri umani, prima ancora che cittadine, spettano loro per natura. Purtroppo si è ancora trattate come "razza" inferiore, o da proteggere.
    Se posso concludere scherzosamente sul diritto alla parità, clicca sulla parola in neretto.
    Ciao! :)

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  2. PS
    più che in neretto, la parola è in grigetto. :)

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    1. quando per generazioni successive sai che esistono i ruoli pressoché immutabili è inevitabile che se vuoi cambiare prendi a modello d'arrivo il presunto dominatore poi se guardi bene t'accorgi appunto che la "parità" è un miraggio stupido. Diverso è parlare di diritto a votare, perché non è parità ma dovere, DOVERE di contribuire a decidere della propria vita, dei propri interessi e della vita e degli interessi di tutti. Poi c'è la realtà con tante facce, a casa mia il kaiser era mia madre. Un kaiser senza abusi nè trucchi secondo però una tradizione contadina, dentro la porta di casa comanda la donna, in campagna comanda l'uomo, sul patrimonio comandano alla pari. Quel "molto dopo" mi fa sentire molto nonno e allora a fare discorsi seri rischio di apparire ridicolo.o presuntuoso. Me ne scuso in anticipo e, nel caso, richiamami all'ordine. Ricambio il saluto.

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  3. Sono passata solo nella speranza tu avessi scritto qualcosa di terribilmente cinico, che stasera mi scricchiolano i denti :) Troppo lungo 'sto pezzo, ripasso domani
    'notte Benito (ach, le donne)

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  4. I tuoi discorsi seri sono semplicemente interessanti e stimolanti. Mi fai venir voglia di studiare e approfondire meglio la storia, anche perché credo che senza radici non si va da nessuna parte. Il DOVERE di cui giustamente parli, mi fa comunque pensare alla grande conquista (e al quaderno a righe di tua madre) del "diritto al dovere", come il riconoscimento alla donna -forse dalla donna stessa- di una coscienza sociale.
    Nonno non credo proprio! 1967, meno eroica della classe 1936, ma mi è stata assegnata e me la tengo. Il "molto dopo", ovvero un'altra 20ina di anni, era riferito a tutto il cammino, non vissuto personalmente, alla conquista di una condizione sociale e giuridica. Poi il tempo è relativo, 20 anni potrebbero essere un'inezia.
    Grazie e buona domenica
    Antonella

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    1. anni fortunati, ho due figli 1965 e 1969. Negli anni giovanissimi hanno conosciuto infanzie quasi vecchio stile senza troppe larghezze economiche, arrivati sul mercato del lavoro c'erano gli ingombranti ex 68ini (classe 46/50) ma c'era ancora spazio, quello spazio che gli era stato lasciato da quelli del cosiddetto '76 finiti mediamente avvitandosi su se stessi. I miei figli sono stati ancor più fortunati con un padre improvvisamente impazzito per fasi ragazzino e cogliere quel che non aveva mai cercato da giovanissimo. C'è molta ironia e rispetto per voi e qualche rimpianto. Grazie pe la domenica. Cordialmente.

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  5. Mai dar per scontato quel che i ha!
    Guarda in Spagna... ad esempio.

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    1. Grazie Perla, i popoli e le nazioni CATTOLICHE sono fortemente conservatrici e prima o poi tornano all'origine. La vita è troppo lunga e l'economia da sempre è ciclica e quando piove è bello tornare nelle tane sicure delle esclusioni, lasciando ai capi tutte le libertà purché le tengano ristrette ai pochi eletti.

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  6. Ieri ho visto un post che riproduceva una foto simile a questa qua su e recitava: "Viva le donne" (insomma, Michele Serra stile on) e poi "1 febbraio 1945: le donne ottengono il diritto di voto"
    Ecco, quel "ottengono" la dice lunghissima su quanto l'emancipazione in Italia sia spesso solo un'astrazione filosofica.

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    1. non difendo "l'ottengono" ma un qualche senso c'era perché fin dal 1944 c'era stato un movimento femminile, adesso diremmo femminista, che CHIEDEVA di poter votare.
      Come vedi si trattava di superare difficoltà non piccole sia a sinistra che dal punto di vista cattolico E ci riuscirono. A volte, se non sempre, la capacità politica vince sulle urla. Poi accadde come si sa, il Vaticano usò tutti i freni possibili ma tutto era in moto e la dimostrazione si ha con il referendum sul Divorzio, quando Vaticano e Fanfani (e il PCI che sotto sotto invitava alla prudenza) furono sonoramente sconfitti. Non dappertutto, furono per l'abrogazione il trentino-alto adige e il veneto e poi l'intero meridione (a parte l'Abruzzo) e le isole.

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    2. Nel mese di settembre del 1944, sempre per iniziativa del Partito comunista, a Roma venne fondata l'Unione Donne Italiane, nella quale vennero inseriti i Gruppi di Difesa della Donna: questa macro-organizzazione avrebbe dovuto rendere unitaria la campagna per il raggiungimento dei diritti politici. L'UDI era però di ideali più tendenti verso Sinistra, fu per questa ragione che Maria Rimoldi, presidentessa delle donne cattoliche, propose di staccarvisi e dar vita a una nuova organizzazione di ispirazione cristiana: nasceva il Centro Italiano Femmine.
      Nell'ottobre 1944 la Commissione per il voto alle donne dell'UDI e altre associazioni presentarono al governo Bonomi un documento nel quale parlavano dell'inevitabilità di concedere il suffragio universale e verso la fine del mese sorse il Comitato Pro Voto volto a far conquistare il diritto di voto alle donne e fare in modo che esse potessero ottenere cariche importanti nelle amministrazioni pubbliche e negli enti morali.
      Nel mese di novembre del 1944 UDI, CIF e alte organizzazioni (dimostrando di saper collaborare al di là di alcune differenze che le caratterizzavano) commissionano a Laura Lombardo Radice la scrittura di un opuscolo intitolato “Le donne italiane hanno diritto al voto”.
      Successivamente le rappresentanti del Comitato Pro Voto consegnarono una petizione al Governo di Liberazione Nazionale nella quale chiedevano che il diritto di votare e di essere elette venisse esteso alle donne per le successive elezioni amministrative. Si era perso l'incolla da Wikipedia. Sperando non i-succeda. SALUTI.

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    3. SCUSA CASINO SUI DATI DIVORZIO: erano per l'abrogazione del divorzio Veneto e T.A.A, Calabria, Campania, Puglia, Basilicata, Molise. Le ISOLE a favore del Divorzio

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  7. Ecco perchè quando non avrei davvero più voglia di andare a votare, la voglia me la faccio tornare di corsa.
    Alla fine mi sembra un insulto nei confronti di tutte le donne che avrebbero voluto votare, e non hanno potuto.
    Magari, una volta nell'urna, mi regolo, ma ci vado sempre.
    Grazie per queste piacevoli ripassate, Benito.

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